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domenica 4 marzo 2012

I nostri amati, effimeri oggetti.

Sfogliando una nota rivista, mi ha colpito una delle tante pubblicità. Ormai sono composte più da quelle che dagli articoli. D'altronde viviamo nella società dell'immagine, no?

Nello specifico non ritraeva un capo della nota marca di abbigliamento, ma una gomma da cancellare ed una frase. Parole importanti: una poesia. Così mi domandavo se ormai i poeti non fossero finiti a lavorare agenzie di comunicazione a scrivere claim per le multinazionali.


Il moderno marketing ormai lavora saccheggiando ambiti che non gli sono propri ed ecco che una marca di abbigliamento propone un sogno, o un auto fa la morale. Il prodotto in sé e per sé non fa più la differenza, siamo sommersi dall'inutilità.

Ecco allora che si saccheggiano le filosofie orientali, con la loro saggezza millenaria. Perché devo associare Buddha ad un'autovettura? E soprattutto: se non conoscessi gli insegnamenti del Risvegliato, perché dovrei credere che una macchina mi possa donare una consapevolezza che può essere solo frutto di una fervente pratica?

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