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venerdì 31 agosto 2012

Due righe su "Il nobile ottuplice sentiero. L'essenza dell'insegnamento del Buddha" di Bikkhu Bodhi.

Vi segnalo un post con la recensione di un libro sull'insegnamento buddhista che ho letto anch'io questo inverno. Il post è tratto dal blog di uno scrittore emergente che seguo (che per dovere di cronaca è mio fratello, ma ciò non ne toglie assolutamente il valore) ed essendo l'argomento molto attinente con il mio blog, vi consiglio di leggervelo.


Se la recensione vi ha convinto e magari di pensare anche a fare questo piccolo investimento, il libro in questione è per l'appunto "Il nobile ottuplice sentiero" di Bikkhu Bodhi. Io l'avevo comprato qua





giovedì 30 agosto 2012

Dell'amore (che presunzione).

Oggi voglio parlarvi di un sentimento davvero sopravvalutato ai giorni nostri: l'amore. Dico sopravvaluto perché se ne parla tanto e tutto ció che ci circonda ne é farcito alla nausea.

Ormai è diventato anche la bandiera della nostro sistema economico e non c'è prodotto che non punti la sua strategia di marketing su questo. Che sia l'amore tra due individui, come quello per la famiglia o quello per la terra, abbiamo sempre tanto amore intorno. Roba da diabete.

Ci ricordiamo davvero cosa vuol dire amare? Riusciamo a scindere quel sentimento da cardiopalma che da dipendenza e che siamo abituati fin da piccoli a vedere nei film, dal vero amore, quello incondizionato?  A nome dei più oserei dire di no.

In una società dove tutto è regolato dal principio del possesso e dal consumo sfrenato, anche fare un figlio è diventato un atto di egoismo. Li reputiamo "nostri". Come può appartenere a qualcuno un'anima? Certo, in una società dove si può venire picchiati a morte da 3 ragazzi sconosciuti solo perché ci si è rifiutati di dargli i soldi che chiedevano, come si fa a non desiderare che siano tali? Peggio ancora quando ci si proietta sopra quello che non siamo riusciti a concludere nella nostra vita. 

E della coppia? Ne vogliamo parlare? Io mi sento di dire che oggi l'amore non è compreso. Ci si attacca morbosamente al partner, ci si aspetta che cambi. Si cerca la perfezione assoluta, quella in cui interessi e sesso vanno a gonfie vele, e per tutta la vita ci si bacia come adolescenti alla scoperta del primo amplesso. Sveglia. L'amore non è come ce lo mostrano nei film.

La coppia è dedizione, è lavoro su se stessi. La coppia ti sfida, ti fa crescere. Ma quanti di noi si impelagano in rapporti senza prima aver trovato loro stessi? Non si può desiderare che una persona cammini nel nostro sentiero della vita. Si nasce soli e si muore da soli. Si può però cercare di trovare qualcuno il cui sentiero corra parallelo al nostro. Che non lo intersechi mai se non per brevi distanze. E fino a che le strade correranno parallele si farà un pezzo di cammino insieme. 



P.S. sfogo personalissimo e assolutamente non esaustivo su quello che a quasi 34 anni credo di aver compreso sull'amore. 
P.P.S. purtroppo è ancora tutto da mettere in pratica. Sicuramente un giorno rileggendolo (sor)riderò di me :)

giovedì 23 agosto 2012

Voglio vivere di più.

L'estate, con le sue assolate giornate passate ad oziare sotto l'ombrellone, è sicuramente il periodo in cui leggo di più. Oggi vi voglio parlare di un libro che mi ha consigliato una carissima amica, in quanto a detta sua la protagonista l’ha fatta pensare proprio a me.


In effetti la prima cosa che ho pensato leggendo le due righe introduttive che si trovano nella copertina è stata: "Una cosa del genere la scriverò io prima o poi!". E così mi sono buttata a capofitto nella lettura di questo libro che racconta alcune delle esperienze che la scrittrice fa nel campo dell'arduo lavoro su sé stessi che una persona può decidere di intraprendere nella vita.

Nell'ordine, la Losada racconta della sua esperienza con:
-         il Feng Shui;
-         Anthony Robbins, un coach di quello che in italiano viene chiamato "Sviluppo Personale" (la traduzione in italiano gli fa perdere molto della sua carica di significato);
-         il ritiro di 10 giorni di meditazione Vipassana;
-         gli incontri con un Guru del filone dell'Advaita Vedanta (la Via della Pura Idea);
-         una curiosa esperienza tra sciamani ed allucinogeni in un villaggio disperso nella giungla del Perù.

Dopo aver letto del primo argomento devo ammettere che ho subito comprato un libro sul Feng Shui che lei stessa consiglia. Mi sono subito sentita presa in causa perché sto troppo poco in casa ed attribuisco questo problema anche al fatto che forse per alcuni versi non è un ambiente sufficientemente equilibrato e rilassante per me. Infatti al di là delle teorie sulla disposizione delle cose sulla base degli elementi (terra-aria-acqua-fuoco-etere), il Feng Shui propone anche molte soluzioni utili, razionali e soprattutto fattibili che potrebbero sembrare scontate, ma non lo sono assolutamente.

Il capitolo su Anthony Robbins mi ha incuriosito perché avevo letto da poco un libro sulla legge di attrazione (per una serie di congiunzioni astrali), che lungi dall’essere una verità assoluta, racchiude comunque in sé un punto di vista che non trovo pienamente sbagliato. Per sintetizzare la tesi che si sostiene è quella che è il nostro stesso pensiero a creare la realtà che ci circonda e le cose che ci accadono. Utile spunto per vivere con un sano ottimismo e avere il coraggio di mettersi in gioco nella vita. Partecipare ad uno di questi “raduni” allo stesso tempo è comunque una grande “americanata” ed una cosa di cui personalmente adesso non sento davvero il bisogno.

È sul racconto del ritiro di meditazione Vipassana che la Losada mi stupisce. Direi proprio che non avevo immaginato di trovarci il diario di questa esperienza. Al di là del fatto che l’argomento viene volutamente trattato con ironia, l’autrice lì per lì non pare comprendere appieno a cosa serve la meditazione Vipassana. Però a quanto pare riesce a resistere per 10 giorni ad 11 ore di meditazione quotidiana, al voto del silenzio ed al distacco da cellulare e qualsiasi altra forma comunicazione con l’esterno. Inutile dire che prima o poi lo farò. Personalmente è una carta che mi tengo per un momento futuro di crisi, dato che ora sto portando a termine il Teacher Training 1 di Kundalini.
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Il capito su Mooji, il Guru dell’Advaita Vedanta è stato come una boccata di aria fresca. Emerge forte dal ritiro di Vipassana in poi, la consapevolezza di una sorta di dialogo interno tra diversi livelli di coscienza. Possiamo chiamarli sé superficiale e sé profondo se vogliamo. Fatto sta che l’apprendere la capacità di osservare la propria mente è una primo passo verso una comprensione più profonda della nostra vera essenza spirituale. La Via della Pura Idea si basa proprio sulla consapevolezza che può nascere ponendosi alcuni quesiti che favoriscono il risveglio. Capitolo non facile da spiegare in due parole, quindi, se l’idea di comprare questo libro vi sta balenando in testa, vi consiglio di leggervelo!

Il libro si conclude con il racconto dell’esperienza del viaggio sciamanico con l’ayahuasca, un allucinogeno naturale, nella foresta amazzonica. Pare che, se non si abbiano sintomi indesiderati (nei quali purtroppo incappa la Losada), l'ayahuasca possa essere consierato un vero e proprio viaggio all’interno di sé stessi per mezzo di visioni che la sostanza procura. Beh, non starò di certo a raccomandarvi di prendere un allucinogeno naturale, ma vi lascio fare in merito le vostre personalissime considerazioni.

E con questo, e l’ammissione di essere tornata l’anno successivo al ritiro di Vipassana nonostante le resistenza della sua mente,  il libro si conclude. Una lettura piacevole e frizzante come una commediola al cinema. Un libro che tratta temi profondi con estrema leggerezza e simpatia. Per non prendersi mai troppo sul serio.


  

P.S. Se vi state domandando se mi abbia pagato nessuno per questo post, la risposta è ovviamente NO! Semplicemente credo che qualcuna delle persone che mi seguono lo troverà una simpatica lettura. Spero di non avervi annoiato. J






mercoledì 8 agosto 2012

Agosto mente mia non ti conosco!

Ebbene sì, anche quest'anno l'estate mi ha trascinato via con sé. Dapprima un po' timidamente, grazie anche al fatto che mi sono aiutata nel non mollare la pratica grazie alla magica possibilità di insegnare che il centro dove faccio yoga mi ha dato.

Ma luglio è finito e si è portato via la mia pratica quotidiana. Dapprima ridotta. Poi a giorni alterni. E così in un attimo la mente ha sopraffatto cuore e convinzioni ed ha ripreso pieno possesso della situazione.

Beh devo ammettere che anche lo scorso anno andò precisamente nello stesso modo. Ma evidentemente neanche questa consapevolezza è riuscita a fermare la scimmia che alberga nella mia mente. E che giustamente vuole andare in ferie.

Eppure ero convinta di avere interiorizzato alcune "cosette". A quanto pare (non faccio nomi tranquilli!) anche alcuni colleghi che stanno facendo il Teacher Training 1 con me si sono un  po' arenati. Ma come proprio questa volta che ci avevano assegnato la possibilità di portare avanti una meditazione per 90 giorni!

Ma la sera si esce di più, la domenica si va al mare. Perché in inverno non siamo sempre super impegnati lo stesso? Eppure c'è stato un momento in cui la sveglia mi faceva letteralmente saltare giù dal letto per fare un kriya, leggere il Japji, o anche semplicemente fare la meditazione da 11 minuti.

Ormai sarà un pezzo che vi chiedete dove voglia arrivare. In realtà oltre a condividere come mi sento, cerco di darmi una motivazione a riprendere quanto prima. Non importa quanto sia stata ferma. L'importante  è che anche quando si mette in discussione tutto, ci sia poi una voce che arriva da dentro che ti dice che devi avere fiducia e che devi andare avanti.

Lavorare su sé stessi è il compito più arduo che si possa decidere di compiere nella vita. Più di qualsiasi avventura o epopea. Nel silenzio della meditazione scopri di avere due grandi problemi. Il primo è che hai una mente che ti rende schiavo di te stesso, intrappolandoti in una rete che non segue un filo logico. Ed il secondo, solo all'apparenza più banale, è che non ti eri mai reso conto di cosa vuol dire essere consapevoli di avere un dito mignolo nel piede destro.


giovedì 2 agosto 2012

A piedi nudi sulla terra: un libro da leggere tutto d'un fiato.

Mi trovavo a Capalbio senza nulla da leggere e così al volo sono entrata in libreria ed ho preso uno dei tanti libri che ho nella mia lista immaginaria. Non volevo il classico libro di approfondimento sullo yoga o la meditazione, ma un vero e proprio romanzo. E così sono uscita felicemente con il libro di Folco Terzani in mano.

Non avevo grandi aspettative a dire il vero. Credo che vivere il ruolo di figlio del grande Tiziano sia a dir poco scomodo sotto certi punti di vista. Ed infatti Folco non ci pensa neanche a scimmiottare il padre, ma realizza ciò che gli riesce meglio: un documentario. Questa volta in parole.

E così dopo il preludio della breve esperienza da sadhu dello stesso Folco, comincia la meravigliosa storia di Cesare, italianissimo hippie che ad un certo punto della sua sua folle vita sceglie di lasciare tutto e diventare un "Baba", un sannyasin, un rinunciatario.

Ciò che appare impensabile ai nostri occhi, in realtà è pratica ad oggi ancora diffusa in India. Ci si spoglia di ogni bene materiale: niente soldi, niente casa, niente relazioni sentimentali niente abiti. Vivendo lo stesso amore con la consapevolezza che anche le relazioni sentimentali sono una costruzione sociale ed una forma di attaccamento che va abbandonato. Per entrare in comunione con la Coscienza Universale basta una coperta per coprirsi e si vive alla giornata.

Baba Cesare racconta come ha vissuto con quello che Dio gli ha donato. Quasi fosse entrato in una sorta di comunione mistica con la realtà che lo circonda senza in alcun modo appartenergli, egli vive in uno stato di grazia in cui le cose arrivano.

E così la sua vita si dispiega nelle pagine del libro, offrendoci una chiave di lettura di questa nostra incarnazione totalmente opposta al nostro modo di vivere. La nostra società che millanta di essere fondata sulla libertà ci ha reso schiavi. Schiavi delle convenzioni, schiavi del capitalismo, schiavi del nichilismo dilagante e della mancanza di qualsiasi forma di devozione. Una società fondata sul più grande errore concettuale mai commesso dall'uomo: credere che la libertà nasca dall'esaltazione e l'esasperazione dell'ego. Eppure i saggi indiani già 7.000 anni prima di Cristo avevano scoperto il contrario.

Baba Cesare ha scelto di vivere. Ha scelto di non passare la sua esistenza seguendo un modello imposto che non ti aiuta a coltivare la tua presenza mentale. E come potresti se dentro di te c'è una voce che ti dice continuamente di fuggire?

E Baba Cesare va. Libero dalla società. Libero dai ogni forma di attaccamento.

Libero.